
LA PAURA DI PARLARE IN PUBBLICO
- On 29 Settembre 2022
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PARLARE IN PUBBLICO E’ UNA DELLE PAURE PIU’ DIFFUSE AL MONDO
Pensateci bene, quando è che vi siete ritrovati in piedi a parlare di qualche cosa davanti a tanta gente seduta che vi guardava? Per la maggior parte delle persone la mente torna al tempo della scuola, al momento dell’interrogazione, quando eravamo in preda all’ansia, esposti al giudizio altrui e sotto il peso della responsabilità che se qualcosa fosse andato storto ne avremmo pagate le conseguenze con un brutto voto e una sgridata a casa. Oltre alle brutte esperienze passate ci si mettono anche l’ansia da prestazione e la necessità di preparare un contenuto adeguato a rendere difficile parlare in pubblico per le prime volte, questo anche alle persone più sicure di sé e più preparate. Davvero ci meravigliamo che vivere un’esperienza simile possa turbarci? Se abbiamo compreso come questo sia inevitabile, non demoralizziamoci. I segnali fisici che sperimentiamo in queste circostanze, dal groppo in gola a quello allo stomaco, dal sudore alle palpitazioni, anche se possono distrarci mentre parliamo, in realtà hanno una loro utilità. Immaginate uno studente che non abbia la minima preoccupazione prima di una verifica. Molto probabilmente non si prenderà la briga di rileggere la lezione o ripeterla. Questo, nonostante la fiducia che poteva avere in se stesso, lo porterà a prendere un voto più basso. È proprio l’ansia che invece ci attiva, che fa cercare un modo per arrivare preparati a quello che ci spaventa o, in una situazione o in un ambiente non familiari, ci fa guardare intorno sospettosi tentando di individuare quello che potrebbe nuocerci. L’ansia ci tutela, ci aiuta a non fregarcene di ciò che ci circonda ma, come spesso accade con i meccanismi della nostra mente, basta poco perché questi si inceppino e ci portino uno svantaggio. Ecco allora l’ansia eccessiva, quella irrazionale, quella che deriva spesso da un tratto del carattere e che rende la vita difficile a tante persone. Che cosa possiamo fare per contenerla quando si tratta di parlare in pubblico? Possiamo individuare tre momenti in cui l’ansia si manifesta: nei giorni precedenti all’intervento, poco prima di iniziare a parlare e mentre stiamo parlando.
CHE COSA POSSIAMO FARE NEI GIORNI PRECEDENTI ALL’INTERVENTO?
Risulta utile prepararsi una scaletta dei punti che si andranno a trattare, il massimo che possiamo concederci come supporto dato che leggere un testo scritto equivarrebbe a confessare agli interlocutori tutta la nostra insicurezza ed il nostro nervosismo. Leggendo, poi, spesso si accelera il ritmo, si perde in brio ed enfasi su ciò che si sta dicendo, si appare meno spontanei e si trasmette al pubblico l’idea di essere poco preparati. In più, leggere impedisce di guardare in volto gli altri di coglierne i feedback e verificarne le reazioni e la comprensione di quanto stiamo dicendo. Meglio preferire una scaletta schematica. Il solo fatto di aver preparato una bozza di quello che si intende dire ci dona una maggiore sicurezza e ci fornisce la preparazione necessaria per poter poi parlare a braccio, avendo la padronanza dell’argomento. In più, per quelli che hanno bisogno di un’iniezione maggiore di fiducia, anche solo portare in tasca una copia della scaletta può servire come antidoto, come un talismano, sapendo che è lì che si può consultare nel momento del bisogno. E anche in questo caso: è molto più agevole e rapido cercare il punto in cui siamo arrivati se lo cerchiamo in un elenco numerato piuttosto che se dobbiamo scorrere numerose righe di testo.
Altra cosa che può far aumentare la nostra ansia sono gli imprevisti. Con che stato d’animo arriviamo al momento del discorso se la mattina non riusciamo a trovare la camicia che avevamo deciso di metterci, facciamo tardi, perdiamo il treno e quindi dobbiamo correre a casa, prendere l’auto e precipitarci per strade che non conosciamo per raggiungere il luogo del nostro discorso? Saremo decisamente agitati e di certo non aiuteremo la nostra performance.
Allora estendiamo l’idea del prepararci a trecentosessanta gradi, informiamoci sul luogo dell’incontro, calcoliamo i tempi necessari a raggiungerlo, prevediamo in anticipo cosa dobbiamo portarci dietro, cosa può andare storto e, se possibile, andiamo addirittura a fare un sopralluogo.
Infine, riuscite ad immaginare un atleta che si ripete “sono un fallimento, non riuscirò a concludere nulla” e riesce poi ad avere successo? Molto improbabile. C’è bisogno di aver fiducia in se stessi, ma al tempo stesso questa fiducia non può essere l’atto sconsiderato di chi va allo sbaraglio ignorando i rischi. Si chiama “senso di autoefficacia”, lo costruiamo ogni giorno portando avanti i nostri compiti, rendendoci conto di quello che siamo già capaci di fare e prevedendo con una buona approssimazione cosa possiamo riuscire a raggiungere partendo dalle nostre competenze anche se non l’abbiamo mai fatto prima. Per quanto riguarda il parlare in pubblico, lo potenziamo preparandoci, scrivendo il discorso, ripetendolo più volte ad alta voce, guardandoci allo specchio mentre parliamo, provandolo con amici e parenti per vedere l’effetto che fa. Solo così potremo avere davvero la percezione di cosa siamo capaci di fare, riducendo di molto la nostra ansia.
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