AMUNTAGNA: I GIORNI SULL’ETNA
- On 2 Aprile 2024
- 0
In queste poche parole voglio raccontare l’enormità dei giorni trascorsi in Sicilia per il progetto “Montagna Accessibile”, come uno dei traguardi simbolici dell’anno 2023, ma anche come buon auspicio agli obiettivi prefissati per il 2024.
Il progetto
Nel suggestivo fine settimana di metà ottobre 2023, Carmelo ed io, in rappresentanza del Laboratorio delle Idee, ci siamo immersi in un indimenticabile viaggio attraverso l’Italia, partendo da Fabriano, tra le colline della provincia di Ancona, fino ad approdare a Linguaglossa, incantevole borgo della provincia di Catania. Il nostro destino? Un epico incontro con Anmil Sicilia per un progetto dell’IRFA, un’esperienza carica di passione e determinazione volta a discutere dell’accessibilità alla montagna, una sfida che ci ha spinti oltre ogni confine geografico e spirituale.
Anmil è l’Associazione Nazionale dei Mutilati ed Invalidi sul Lavoro, con cui il Laboratorio delle Idee collabora da più di vent’anni, impegnandosi a portare avanti battaglie per i diritti delle Persone che hanno subito incidenti e per i diritti dei familiari di chi è scomparso sul luogo di lavoro. In questo progetto, sulla scia dell’amore per la natura e dell’ambizione di una vita orientata al miglioramento continuo, abbiamo concluso un importante percorso formativo con Anmil accompagnando un gruppo di invalidi sulle pendici dell’Etna. Queste giornate sono state dedicate al confrontarsi su come rendere la montagna – come esempio emblematico di un ambiente tanto bello quanto difficile – più accessibile a tutte e tutti.
Carmelo ed io abbiamo conosciuto persone che, a causa di infortuni e/o malattie professionali, hanno dovuto rivedere le proprie priorità e modificare la quotidianità delle loro abitudini, e che in questo si fanno testimoni di una prospettiva di vita da un’angolatura diversa. Abbiamo trovato quel calore umano speciale che, partendo da Nino, il presidente Antonino Capozzo, si è esteso a tutto il gruppo.
Il complesso vulcanico
Per frequentare un ambiente impervio, bisogna innanzi tutto conoscerlo. Ci siamo chiesti: chi è guida o conoscitore della montagna? Snodare questo interrogativo è complesso, poiché richiede il confronto di tanti attori diversi; nel caso dell’Etna uno di questi è Salvatore Caffo, Vulcanologo dirigente del Parco dell’Etna, che ci ha accompagnato in un racconto ricco di dati e storie collezionate nel corso della sua lunga carriera.
Caffo ci parla di istituzionalizzazione della Montagna, un processo che vede protagonisti enti deputati a salvaguardare persone umane, animali e in generale tutte le forme di vita e tutte le attività che trovano luogo in montagna, ma che spesso per mancanza di accessibilità alla formazione culturale e alla cultura della montagna, non hanno gli strumenti necessari per farlo concretamente. Caffo sostiene la necessità di apportare modifiche legislative per riassegnare i ruoli, spiegando come la mancanza di personale all’interno degli enti, conduca ad una incuria generalizzata, come pure il bisogno di ridefinire il ruolo del Soccorso Alpino e dei suoi volontari.
Le strutture vanno ottimizzate ispirandosi ai fenomeni naturali, non in funzione dei bisogni umani indotti: in ogni ambiente va svolta una valutazione del rischio, prima di procedere con l’attuazione di progetti incompatibili con l’ambiente stesso. L’allontanamento dall’antropomorfizzazione e dal pensiero antropocentrico per favorire altre modalità di costruzione ed accesso ad ambienti impervi come un vulcano attivo, significa cominciare a costruire una società che si basa sulla preservazione degli ecosistemi, in cui l’uomo è direttamente responsabile della compartecipazione ad essi.
In luoghi di immensa bellezza ed attrattività come l’Etna, l’aumento del turismo significa anche aumento degli infortuni e degli incidenti: non ci possono essere politiche che favoriscono il turismo di un’area senza educazione e cultura dell’area stessa, tanto meno senza strutture che svolgano sia funzioni ricettive che formative, poiché questo influenza inevitabilmente l’esito delle escursioni nell’ambiente medio-montano.
L’escursione
Entusiasmante la giornata di sabato 14 ottobre, in cui la sinergia di Soccorso Alpino, CAI, Anmil e di noi del Laboratorio delle Idee ha reso possibile portare in quota F. con la joelette, uno strumento ibrido tra il tecnico montano ed il sanitario, una sorta di sedia a rotelle “da trekking”, che va trainata e spinta contemporaneamente. Il caso di F. è in assoluto quello più controverso, perché necessita di un’assistenza completa, ma anche per tutti gli altri – con condizioni di salute diverse – è stata una giornata sfidante ed avvincente. Abbiamo raggiunto una vetta intermedia del versante sud dell’Etna, godendoci il panorama e fermandoci a respirare profondamente questa gioia della condivisione e del celebrare la vita. Tutti insieme abbiamo reso possibile quello che molti, per mancanza di strumenti e conoscenza, considerano impossibile, dimostrando che un percorso formativo orientato all’inclusione di persone disabili oltre che aiutare i corsisti, può diventare un’esperienza utile ed esportabile, di cui l’intera comunità potrà giovarsi, abbattendo muri fisici e burocratici, che impediscono a molti di fruire della bellezza e dell’energia della natura.
Il respiro
Per comprendere a pieno il senso del nostro progetto, vale la pena riflettere sulle condizioni psicofisiche di malessere, in potenza ed in atto, legate al lavoro.
Nel primo caso, la sensazione di alienazione di molti lavoratori italiani può condurre a burn out e depressione, provocando isolamento e diminuendo la consapevolezza di sé, con conseguente aumento del rischio sul luogo di lavoro.
L’alienazione deriva da un ritmo che fa cardine sulla nostra funzione lavorativa a livello sociale, vissuta come un contributo forzato imposto alla nascita, che non vede più come obiettivo l’autorealizzazione e la compartecipazione attiva all’equilibrio di un ecosistema, bensì la produttività e l’efficienza per il funzionamento della macchina capitalista globale.
Nel secondo caso invece, quando avviene un infortunio compromettente, bisogna rivedere totalmente le proprie dinamiche d’esistenza per ritrovare una condizione di benessere.
Alcuni strumenti possono essere molto efficaci in entrambi i casi, per prevenire e comprendere eventi avversi, conoscersi, ritrovarsi e stare bene: la respirazione e la meditazione sono stati i due elementi che ho voluto portare a servizio di questo gruppo.
Respirare in cerchio assieme ad altre persone e insieme alla foresta è stato un magico momento di connessione. Questi spazi, questi riti, possono essere catalizzatori per grandi cambiamenti nella percezione della comunità e degli ambienti cui esse appartengono.
Nel nostro piccolo, al Laboratorio delle Idee ci stiamo occupando proprio di questo: integrare il respiro come metodo di empowerment all’interno dei luoghi di lavoro, della formazione aziendale ed interpersonale, e certamente anche all’interno di associazioni come Anmil.
In quanto piccola azienda del settore terziario nell’appennino marchigiano, impegnati da trent’anni nella formazione, nella comunicazione e più ampiamente nel creare possibilità di crescita ed emancipazione per il singolo e la comunità, crediamo che la nuova sfida sia focalizzarsi su progetti che preservino e potenzino la biodiversità umana ed ecosistemica.
Le opportunità
Comprendere che il respiro è l’elemento chiave per il funzionamento della fisiologia umana e comunitaria è di primaria importanza. La padronanza del flusso di energia che entra e che esce da noi, ci rende capaci di agire in chiavi coerenti, chiare ed amorevoli.
Il luogo di lavoro è dove trascorriamo la maggior parte del nostro tempo, va da sé che la qualità dell’ambiente lavorativo e delle condizioni in cui si lavora sono di fondamentale importanza per la qualità della nostra vita.
I nostri talenti e doni possono essere una risorsa immensa per noi stessi e per gli altri, se riusciamo a trovare il giusto campo di applicazione: ecco perché respirare e connettersi con le nostre istanze più profonde può farci compiere delle scelte davvero significative per la nostra felicità. Scegliere il proprio lavoro è spesso più un privilegio che un diritto; ma poiché il lavoro è ciò che dovrebbe energizzarci e realizzarci, bisogna imparare a renderlo piacevole ed appagante e non costringente.
Essere abituati a vedere la mancanza come un problema e non come un’occasione è la tendenza di noi esseri umani. Questo approccio alla vita ci rende infelici e sempre alla ricerca di qualcosa che viene da fuori per completarci. Invece l’introspezione e l’introversione dei sensi, ci conducono su un sentiero di scoperta delle potenzialità delle nostre storie.
Con questo progetto abbiamo voluto dimostrare non solo che la perdita di alcune funzionalità del corpo o di un caro possono essere l’apripista per una serie di nuove capacità e nuove possibilità, ma anche che il tempo della vita è estremamente prezioso e che è nostra responsabilità investirlo al meglio.
Respirare nella natura consente di compiere scelte meno condizionate, di avere maggiore centratura, di sentire il corpo, la mente e lo spirito più liberi. Abbiamo voluto dimostrare come anche qualcosa comunemente considerato tremendamente difficile, sia stato invece possibile grazie alla collaborazione di più forze. Poiché si tratta di un viaggio così breve rispetto, ad esempio, al tempo della vita di una montagna, è giusto valorizzarlo in ogni suo aspetto. Provare benessere e sicurezza sul lavoro per influenzare positivamente la qualità della propria vita privata è il valore cardine della nostra azienda: il mezzo, è il respiro.
Articolo di Alessandra Monticelli
0 comments on AMUNTAGNA: I GIORNI SULL’ETNA