
COSA RENDE COESO UN GRUPPO?
- On 11 Maggio 2023
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La coesione di un gruppo si manifesta attraverso l’affiatamento e la compattezza. Si tratta del frutto di diversi elementi su cui si intessono le relazioni. Interdipendenza, fiducia, inclusione, partecipazione, consenso, appartenenza…su queste basi si costruisce e si rafforza la coesione di un gruppo.
Il senso della reciproca interdipendenza si riferisce alla consapevolezza delle rispettive funzioni, competenze e potenzialità. Sentirsi interdipendenti significa avere coscienza del proprio valore e delle necessità degli altri per raggiungere obiettivi che altrimenti non sarebbero perseguibili. Una squadra non può reggersi senza fiducia, cioè senza quel sentimento di sicurezza e tranquillità che deriva dal confidare in qualcuno. La fiducia permette lo sviluppo del senso di inclusione/partecipazione, grazie al quale tutti si sentono parte attiva del team e nessuno si senta escluso o non valorizzato. Questo significa anche che i membri del team si aiutano l’un l’altro perché ognuno riceve tutte le informazioni necessarie e può accogliere le richieste o i bisogni altrui come qualcosa che riguarda il gruppo e non il singolo individuo. Tutto ciò non può realizzarsi senza un previo consenso che sia dinamicamente negoziabile e confermabile nel tempo. Il consenso è una volontà concorde sul progetto che accomuna l’azione di tutti, incanalandola organicamente nella stessa direzione. Fiducia, inclusione, partecipazione e consenso si sviluppano mano a mano che il gruppo cresce attraverso lo scambio di idee, informazioni e conoscenze, accrescendo l’affezione e il senso di appartenenza, cioè il senso di essere un “noi”.
Perché il gruppo funzioni positivamente è importante che ci si impegni per l’affiatamento, che si lavori all’unisono, che ci sia all’interno del gruppo una mentalità plurale. Il senso di appartenenza e di identificazione devono potersi esprimere anche attraverso atteggiamenti reciproci di compartecipazione e armonizzazione. È altresì importante l’acquisizione di un linguaggio comune, un micro-linguaggio condiviso che identifichi e accomuni i membri di uno stesso gruppo. Quando un gruppo è veramente tale, negli individui che lo compongono si realizza il passaggio dall’io al noi. L’adozione della prima personale plurale, il “noi”, è un indicatore estremamente significativo del percepirsi come parte del gruppo. È un effetto e al tempo stesso anche una causa del riconoscersi sempre di più nel gruppo e come gruppo. Assumere la mentalità del “noi” significa sentirsi compartecipi, intendere il gruppo come il soggetto vero del lavoro, al cui interno portiamo il nostro contributo. Mentalità plurale significa impegnarsi non per dimostrare di aver fatto bene il proprio compito, ma lavorare per un obiettivo comune, un obiettivo che ci accomuna tutti, al punto che se qualcuno non opera in questa direzione anche il mio lavoro ben fatto risulta inutile o scarsamente efficace. Assumere una mentalità plurale vuol dire dare il meglio di sé, sentendosi comunque coinvolti sul risultato finale e non sul risultato del nostro personale lavoro.
L’appartenenza secondo Giorgio Gaber
[…] L’appartenenza
È assai di più della salvezza personale
È la speranza di ogni uomo che sta male
E non gli basta esser civile
È quel vigore che si sente se fai parte di qualcosa
Che in sé travolge ogni egoismo personale
Con quell’aria più vitale che è davvero contagiosa […]
L’appartenenza secondo noi…
dà alla condivisione una prospettiva, uno scenario e un respiro. Il senso di appartenenza è qualcosa di palpabile perché si sente, si percepisce, si intravede. Allo stesso tempo è intangibile perché non possiamo misurarlo, quantificarlo, pesarlo. Per questo l’appartenenza si nutre di simboli e metafore: è fatto di bandiere, gesti, sguardi. È una forza che muove le montagne, è il gruppo che vive e che oltrepassa il gruppo che c’è.
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